metabolismo

Retatrutide nel trattamento dell’obesità


La retatrutide è un agonista recettoriale a tripla azione studiato nel trattamento della obesità. La molecola e’ un agonista recettoriale del GLP1, del polipeptide insulinotropo glucosio-dipendente e del glucagone. In uno studio di fase 2 su 338 obesi retatrutide e’ stato somministrato, a dosi da 1 a 12 mg, una volta alla settimana e confrontato con placebo. L’obiettivo primario era la variazione del peso a 24 settimane rispetto a quello misurato all’inizio dello studio.

E’ stata osservata una riduzione media del peso dal 7 al 12 per cento a 24 settimane e del 8,7 al 24 per cento a 48 settimane, a seconda della dose di farmaco somministrata. Nel gruppo placebo la riduzione media del peso è stata pari al 1,6 per cento a 24 settimane.

Gli eventi avversi più comuni sono stati a carico dell’apparato gastroenterico di entità lieve moderata. E’ stato osservato  un incremento dose correlato della frequenza cardiaca con un picco massimo alla ventiquattresima settimana con successiva riduzione.

Gli autori concludono che retatrutide induce una significativa riduzione del peso corporeo in adulti obesi.

Bibliografia

1) Jastreboff A. M. Et al.: New Engl J Med 2023; 389:514-526

Semaglutide nello scompensato obeso con frazione di eiezione preservata

La semaglutide è utile nei pazienti con obesità e scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata non diabetici.

Lo studio STEP-HFpHF ha arruolato 529 pazienti con un indice di massa corporea (BMI) >/= 30 affetti da scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata ma senza diabete che sono stati randomizzati a semaglutide (2,5 mg una volta alla settimana) oppure placebo.
I due end-point primari erano rappresentati dalla valutazione dei sintomi secondo lo score KCQ-CSS e dai cambiamenti del BMI. Endpoint secondari comprendevano i cambiamenti nella distanza percorsa in 6 minuti, il decesso, gli eventi correlati allo scompenso cardiaco nei cambiamenti nei livelli di PCR.
I pazienti trattati con semaglutide hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo dei sintomi rispetto al placebo, una maggior riduzione del peso corporeo, un aumento della distanza percorsa nel test dei 6 minuti di cammino, una maggior riduzione dei livelli di proteina C reattiva (PCR).
Eventi avversi seri sono stati riportati nel 13,3% del gruppo semaglutide e nel 26,7% del gruppo placebo.
La semaglutide si propone quindi come un farmaco da affiancare a dapagliflozin ed empagliflozin che già si sono dimostrati utili nello scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata [2, 3,4].
Recentemente sono stati resi noti anche i risultati del trial, anticipati dalla ditta produttrice delle semaglutide [5], in cui sono stati arruolati oltre 17.000 pazienti con sovrappeso oppure obesità, senza diabete e con diagnosi di patologie cardiovascolari. L’endpoint primario era composto da morte cardiovascolare, infarto e ictus non fatali. I pazienti trattati con semaglutide hanno mostrato una riduzione dell’endpoint primario del 20% rispetto a quelli trattati con placebo.

Presi insieme i risultati di questi studi propongono la semaglutide come farmaco utile in una vasta categoria di pazienti obesi, diabeti e non diabetici, con pregresse patologie cardiovascolari o con scompenso cardiaco indipendentemente dal valore della frazione di eiezione.

Bibliografia

1. Kosiborod MN et al. for the STEP-HFpEF trial Committees and Investigators. Semaglutide in Patients with Heart Failure with Preserved Ejection Fraction and Obesity. N Engl J Med 2023 Aug 25; DOI: 10-1056/NEJMoa2306963

2. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=7739

3. http://ww.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=7917

4. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=7739.

5. http://novonordisk.com/news-and-media/news-and-ir-materials/news-details.html?id=166301

Diabete ad elevato rischio cardiovascolare: subito terapia intensiva

Secondo le linee guida dell’European Society of Cardiology nei pazienti diabetici ad elevato rischio cardiovascolare si dovrebbe prescrivere l’associazione tra un SGLT-2 inibitore e un GLP-1 agonista.


La Società Europea di Cardiologia (ESC) ha emanato le nuove linee guida sul trattamento del paziente diabetico ad elevato rischio cardiovascolare [1].
In questi casi le linee guida 2023 dell’American Diabetes Association [2] consigliano di associare alla metformina un SGLT-2 inibitore (cosiddette gliflozine: dapagliflozin, empagliflozin, canagliflozin) oppure un agonista del GLP-1 ( semaglutide, liraglutide, dulaglutide, lixesenatide, exenatide) e di passare a una loro associazione se non si raggiunge il target glicemico desiderato [2].
Secondo la ESC, invece, in questi pazienti, le due categorie di farmaci vanno usate all’inizio insieme contemporaneamente. E questo indipendentemente dai livelli basali della glicemia, dal target di emoglobina glicata e dalla terapia già instaurata.
Secondo la ESC tale raccomandazione è motivata dal fatto che le due classi di farmaci, hanno un’azione, almeno in parte additiva, nel produrre benefici cardiovascolari che sono indipendenti dall’effetto ipoglicemizzante.
Inoltre le nuove linee guida consigliano si utilizzare un SGLT-2 inibitore, indipendentemente dai livelli di glicemia e degli altri farmaci usati nei pazienti con diabete e scompenso cardiaco e in quelli con nefropatia cronica. 
Nei pazienti senza scompenso cardiaco, nefropatia cronica o cardiopatia nota si consiglia di usare un calcolatore del rischio cardiovascolare denominato SCORE2-Diabetes Risk Estimator che calcola il rischio di eventi cardiovascolari a 10 anni. I parametri considerati sono l’età, il sesso, la pressione arteriosa sistolica, il fumo, la colesterolemia, l’età in cui è stato diagnosticato il diabete, i livelli di emoglobina glicata e la stima del filtrato glomerulare. In questo modo si potranno individuare i pazienti a maggior rischio che necessitano di un trattamento intensivo. I pazienti con un rischio fino al 9% potranno essere trattati solo con metformina, quelli con un rischio maggiore con metformina associata a un SGLT-1 inibitore o un GLP-1 agonista o, se ad alto rischio, con la triplice associazione.
Può essere usata una app, denominata ESC CVD Risk Calculation, reperibile sia nei vari store.


Bibliografia

1. Marx N et al. 2023 ESC Guidelines for management of cardiovascular disease in patients with diabetes: Developed by the task force on the management of cardiovascular disease in patients with diabetes of the European Society of Cardiology (ESC). European Heart Journal. 25 August 2023. https://doi.org/10.1093/eurheartj/ehad192.

2. American Diabetes Association. Standard of Medical care in Diabetes – 2023. Diabetes Care. Volume 46, Issue Supplement_1. January 2023.